Il quartiere Isola è il simbolo della Milano che cambia. Un tempo area popolare e operaia, oggi si trova stretto tra i binari e i grattacieli di Porta Nuova. Lì dove c’erano depositi e ringhiere, ora ci sono studi di design, ristoranti, gallerie. Eppure, alcune strade conservano ancora il battito originario: piccoli artigiani, vecchi condomini, piazzette ombreggiate che resistono. È un quartiere in equilibrio instabile, dove convivono due anime: quella della memoria e quella della proiezione verso il futuro. Lo scontro tra queste due dimensioni è visibile ovunque – nei materiali, nelle geometrie, nei ritmi del quotidiano. Basta osservare.

Luca Locatelli, fotografo e filmmaker, collabora con National Geographic e lavora da anni sui temi dell’ambiente e dell’innovazione. Il suo approccio unisce ricerca e sensibilità visiva, e nel workshop guiderà i partecipanti alla scoperta delle forme che il cambiamento urbano può assumere quando lo si guarda con occhi attenti.

Garbatella è un quartiere unico nel panorama romano. Nato negli anni ’20 come città giardino, si sviluppa su un impianto urbanistico irregolare fatto di salite, cortili interni e passaggi nascosti. Le architetture sono un ibrido affascinante tra stile barocchetto romano, razionalismo e gusto popolare. Ma ciò che colpisce è l’atmosfera di comunità che ancora si respira. Qui la quotidianità scorre in modo diverso. I palazzi parlano tra loro con i balconi, le voci si rincorrono da un lotto all’altro, i bambini giocano nei cortili. C’è un senso di appartenenza tangibile. Garbatella è una Roma minore che si è conservata, un paesaggio sociale in equilibrio tra memoria e presente. Ogni angolo offre storie da scoprire, soprattutto per chi ha voglia di guardare dietro le forme: nei segni lasciati dal tempo, nei muri che hanno visto passare generazioni, nelle finestre che raccontano vite vissute a distanza ravvicinata.
Massimo Siragusa, fotografo e docente, è collaboratore di National Geographic e autore di progetti sul paesaggio urbano e la trasformazione del territorio. Il suo approccio lucido e poetico accompagnerà i partecipanti alla scoperta del quartiere, aiutandoli a leggere e restituire visivamente il senso profondo di questo luogo.

Il quartiere della Civita, a ridosso del porto di Catania, è uno di quei luoghi che sembrano sospesi nel tempo. È un’area densa, costruita a ridosso del mare e cresciuta attorno alla vita portuale: magazzini, chiese dimenticate, abitazioni basse e strade strette dove la luce taglia netta, come in teatro. Le giornate iniziano presto e finiscono tardi. Il mercato del pesce è a pochi passi, la presenza del mare si sente in ogni respiro. Alcuni angoli sembrano fermi da decenni, altri si muovono in fretta. Qui il confine tra pubblico e privato è sottile: la strada è casa, il marciapiede è palco.

Alex Majoli, membro di Magnum Photos e collaboratore di National Geographic, ha lavorato a lungo sulla teatralità del reale, indagando il modo in cui la vita quotidiana assume tratti di messa in scena. Durante il workshop guiderà i partecipanti in un’esplorazione sensibile del quartiere, alla ricerca di immagini capaci di rivelare la tensione tra realtà e rappresentazione.

Cannaregio è il sestiere più popoloso di Venezia, e forse il più autentico. Qui la vita quotidiana scorre ancora tra calli, canali silenziosi e botteghe che resistono. Si respira un’atmosfera diversa: più domestica, meno costruita. Il quartiere è stato per secoli legato ai traffici mercantili, e lo si intuisce ancora oggi nella struttura degli edifici, nei magazzini, nella vicinanza al Ghetto ebraico. La Darsena, un tempo zona di scambi e transiti, oggi è uno dei pochi luoghi dove la Venezia dei veneziani continua a esistere. Qui la fotografia non è un esercizio di estetica, ma un modo per restituire ciò che si sta perdendo. Non è necessario cercare: basta ascoltare. I dettagli fanno tutto.

Giovanni Cocco, autore di progetti profondi sul paesaggio urbano e la memoria, è collaboratore di National Geographic. Il suo sguardo si muove tra intimità e contesto, e guiderà i partecipanti nel costruire immagini che vadano oltre la superficie iconica della città, entrando in relazione con la sua parte più vissuta e fragile.

Il Rione Sanità è uno dei quartieri più intensi di Napoli. Sorge sopra un’antica necropoli greco-romana e conserva una stratificazione unica di storia, spiritualità e vita quotidiana. Le catacombe di San Gennaro e San Gaudioso convivono con mercati affollati, palazzi barocchi decadenti, motorini e panni stesi al vento. Un tempo residenza di nobili, poi segnato da decenni di marginalità, oggi il quartiere vive una trasformazione profonda. Non una gentrificazione, ma un risveglio dal basso, fatto di associazioni, teatro, arte pubblica, e piccoli gesti di riscatto. La Sanità non è cartolina: è contraddizione, bellezza ruvida, voce che resiste. Camminare qui significa osservare attentamente: ogni dettaglio racconta una relazione, una fede, una memoria che continua a essere vissuta. E quando ci si ferma abbastanza a lungo, qualcosa si apre.
Alessandro Gandolfi è fotografo e giornalista, collaboratore di National Geographic e autore di reportage in tutto il mondo. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali e porta con sé uno sguardo capace di connettere il locale e il globale. Durante il workshop guiderà i partecipanti in un'esplorazione del quartiere fatta di tempo, ascolto e rispetto per ciò che non si mostra a prima vista.

San Frediano è il cuore dell’Oltrarno fiorentino. Un quartiere artigiano, popolare, che negli ultimi anni ha conosciuto pressioni forti: turismo, speculazione, trasformazione. Eppure, sotto la superficie patinata, conserva una vita vera fatta di botteghe, piazze, relazioni quotidiane. Le vetrine sono laboratori. Le strade parlano di un’umanità che si conosce, si saluta, si racconta. Qui l’artigianato non è folklore, è lavoro. La bellezza sta nei gesti lenti, nei ritmi stabili, nei luoghi che cambiano ma ancora trattengono memoria. Osservare San Frediano significa sintonizzarsi con qualcosa di fragile e profondo.
Simone Donati, fotografo documentarista e membro del collettivo TerraProject, collabora con National Geographic. Con uno sguardo lucido e partecipe, guiderà i partecipanti in un’esperienza fatta di ascolto e osservazione, aiutandoli a raccontare il quartiere attraverso connessioni sincere e immagini pensate.